04 Ott Matrimoni tra fantasia ed empatia. Il modus Festile.
Proseguiamo la nostra serie di interviste con David Morelli, wedding planner di provata fama, titolare dell’agenzia Festile.
David si è generosamente aperto alle nostre domande, rivelandoci molti dei retroscena tipici dell’organizzazione di matrimoni.
Leggendo questa intervista capiamo quanto sia complessa la realizzazione di cerimonie nuziali fantasiose e articolare come quelle che così bene riescono a David e alla sua Festile.
I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.
Qual è stato il tuo percorso lavorativo? Da quanto tempo fai questo lavoro?
Ufficialmente sono Wedding Planner da quasi 5 anni (ho iniziato nella primavera del 2011), ma ho fatto una lunga gavetta, con matrimoni e feste di compleanno di amici, fin dal 1997. Il matrimonio mi ha sempre affascinato, fin da giovane. Ho cominciato seguendo la cerimonia iniziale, dato che avevo esperienza in riti liturgici perché cantavo in un coro parrocchiale.
Il mio primo impegno è stato al matrimonio di un’amica che aveva bisogno aiuto per scegliere i canti, curare il libretto della messa, gestire e coordinare i lettori durante la cerimonia…
C’è stato poi un passaparola tra amici i quali, subito dopo aver informato i genitori, mi chiamavano per dare una mano anche al loro matrimonio. Sono un autodidatta, non ho fatto corsi specifici, ma una lunga gavetta direttamente sul campo.
Ho anche lavorato per tanti anni in locali e ristoranti, per cui ho acquisito gli elementi fondamentali della mise en place e del servizio.
Gli amici ai quali ho curato i matrimoni erano molto contenti di me e mi hanno sempre incoraggiato sostenendo che ero molto bravo e che questa era la mia strada.
Dopo molte riflessioni, ho deciso di dar loro retta e mi sono buttato.
Secondo te, qual è la caratteristica che ti distingue nel lavoro?
Mi riesce molto facile entrare in empatia con le persone, di qualunque tipologia. Poi, la grande passione e cura in tutto ciò che faccio.
Ti avvali di collaboratori?
Ho un discreto staff di collaboratori che si muovono in base alle mie linee guida: grafici, scenografi, tipografi… mi avvalgo anche di costumisti quando la situazione lo richiede, per esempio in cerimonie a tema o che richiedono un’animazione “teatrale”.
A questo proposito, devo sottolineare un’esperienza fondamentale, che mi ha permesso di fare questo lavoro nel modo in cui lo faccio: il lavoro di anni al teatro pucciniano.
Studiare il “dietro le quinte” è stato importante perché il matrimonio è una grande messa in scena. Devi far convivere tante persone che lavorano dietro le quinte, in silenzio, invisibili, il cui coordinamento è importante perché tutto possa riuscire nel migliore dei modi.
Anche gli studi universitari (Storia del cinema e del teatro) mi hanno lasciato qualcosa che oggi riverso nel mio lavoro.
A proposito di teatralità, quest’anno hai allestito a Villa Bernardini un matrimonio che è stato trasmesso su Sky durante la prima puntata della trasmissione “Quattro matrimoni in Italia”. Il tema era Alice nel paese delle meraviglie: come è nato questo progetto? Gli sposi avevano già un’idea del tema?
È stata una grande avventura questo matrimonio. Gli sposi sono arrivati a me tramite conoscenze comuni e avevano già l’idea di questo tema. Era una cosa cui tenevano molto, soprattutto la versione della storia realizzata da Tim Burton.
Io ho creato su misura un progetto da sviluppare a partire dalla location: Villa Bernardini, il cui Teatro di Verzura si prestava magnificamente per diventare il giardino della Regina di cuori.
Abbiamo sviluppato tutta una serie di “momenti”, in villa celebravamo anche il rito civile, e l’idea era di fare un matrimonio decisamente fuori dagli schemi. Proprio come sono gli sposi. A me piace molto “cucire” gli eventi che creo, addosso alle persone che mi commissionano il lavoro. Credo sia uno degli elementi che ci caratterizza di più. Non mi piacciono i matrimoni fatti su scala industriale, tutti uguali, già visti, standard, noiosi… le cose banali preferiamo farle organizzare ad altri.
Molte delle persone che collaborano con me, fotografi, DJ e altro, spesso mi dicono che ai matrimoni organizzati da me non ci si annoia, c’è sempre una bella atmosfera.
Noi siamo bravi a creare un mood piacevole.
Nel caso di Alice in Wonderland, abbiamo creato i personaggi principali della storia, che avevano costumi e trucchi molto particolari, i quali entravano in scena in vari momenti della festa e interagivano con gli invitati.
Abbiamo studiato una colonna sonora ad hoc e un allestimento di un certo impatto in modo che l’elemento surreale di Alice fosse ben presente nell’allestimento e in tutto lo sviluppo della festa.
Quanto tempo hai impiegato a organizzare questo evento? Ci sono state più difficoltà rispetto ad altri matrimoni che hai organizzato?
Questo matrimonio ha richiesto una preparazione di 10 mesi. Una preparazione decisamente più lunga di quelle che solitamente ci troviamo ad affrontare.
La struttura della festa, così come l’avevamo costruita, era piuttosto complessa: succedevano tante cose, si susseguivano tanti avvenimenti, c’erano tanti personaggi…
La difficoltà è aumentata a causa della presenza delle telecamere di un programma televisivo. Chiaramente il programma ha esigenze e richieste specifiche: la presenza di una troupe, la presenza delle concorrenti del programma,
Abbiamo cercato di non snaturare il matrimonio facendo in modo, allo stesso tempo, che le esigenze di tutti fossero soddisfatte. In primis, ovviamente, quelle degli sposi e dei loro invitati.
Quanto è importante per te che venga scelto un tema per un evento? Lo prediligi?
Sicuramente la presenza di un tema aiuta a rendere l’evento più particolare, più caratteristico; aiuta nel dargli un’anima e un carattere ben preciso.
Chiaramente non organizziamo solo matrimoni a tema.
Ci è capitato di organizzare matrimoni dove bisognava creare un’atmosfera, o dove c’era un mood o un filo conduttore che teneva unite tutte le cose che noi curavamo.
Noi ci occupiamo spesso di creare le partecipazioni, e già dall’invito si deve capire il tipo di evento, che sia un matrimonio o un compleanno.
L’invitato che apre la partecipazione riceve un messaggio che poi trova declinato in tanti modi: dai tableau ai menu, dagli allestimenti alle musiche.
Effettivamente, è come un grande spettacolo di cui curi tanti dettagli e io sono uno che cura i dettagli in modo davvero maniacale.
Insomma, sicuramente il tema permette di fare cose particolari, che escono dagli schemi classici.
Allestimenti del genere hanno un costo più elevato rispetto a quelli di una cerimonia, diciamo così, standard?
Hanno costi leggermente superiori, ma non così alti come si potrebbe pensare.
Poi, noi siamo piuttosto bravi nel cercare di far quadrare il budget.
Spesso, infatti, dove scarseggia la risorsa economica, può sopperire la creatività la quale viene sempre stimolata da situazioni di difficoltà.
A volte devi inventarti soluzioni alternative, innovative per rispettare i limiti di spesa.
Continua a crescere il numero di coppie straniere che sceglie l’Italia per celebrare il “grande giorno”. La vostra clientela è più italiana o straniera? Che differenza c’è? Gli stranieri spendono di più?
La mia esperienza con gli stranieri è limitata a delle feste di compleanno. Gli stranieri hanno sicuramente budget più alti rispetto agli sposi italiani. La capacità di spesa più elevata, per contro, comporta richieste di ben altro tipo. Spesso partono dal presupposto che, proprio perché possono spendere grandi somme, sia possibile fare di tutto.
Un altro problema con gli stranieri, è che a volte ti trovi a gestire l’organizzazione di eventi con tempi piuttosto ristretti.
Però hanno sicuramente un approccio all’evento e alla festa molto diverso da quello degli italiani.
I tuoi clienti, sia stranieri che italiani, arrivano già con un’idea precisa o sei tu che veicoli e chiarisci certe idee, magari un po’ confuse?
Il più delle volte i miei clienti arrivano senza un’idea precisa di evento, dandomi solo dei paletti.
A me piace molto ascoltarli, farli parlare a ruota libera, perché loro si raccontano e, anche se non credono di averti dato grandi informazioni, dal confronto tra i due sposi e dalla chiacchierata informale, io riesco a trarre informazioni. Proprio grazie a queste e alle passioni che loro dichiarano di avere, io riesco a creare un progetto.
Esso non è necessariamente in linea con ciò che mi hanno raccontato gli sposi o con quello che loro si aspettano: mi è capitato di organizzare un matrimonio a tema “Opera Lirica”, in special modo riguardante Puccini e la sua opera, per sposi che non erano neanche dei melomani. Erano però in cerca di qualcosa di particolare, di raffinato, di molto curato; abbiamo allora messo in piedi un matrimonio fuori dagli schemi, che si richiamava a tante opere di Puccini, anche se nel finale, per la wedding cake, entrava in scena Verdi.
Chiaramente abbiamo prestato grande attenzione alla colonna sonora, in gran parte ispirata alle arie più celebri di Puccini, e c’erano anche in questo caso, personaggi ispirati alle eroine pucciniane che interagivano con gli invitati.
Abbiamo trovato un soprano che, durante la cena, intervallava i momenti conviviali con arie celebri, con un maestro che suonava il pianoforte, creando un’atmosfera molto bella. Credo abbia colpito anche chi non è un appassionato di Puccini o dell’opera lirica, perché era un’atmosfera molto particolare, molto elegante.
Ci è anche successo di incontrare sposi che avevano idee di un certo tipo e di convincerli a fare altrimenti, perché la loro idea non aveva niente a che fare con la location che avevano scelto. Ci saremmo trovati a far convivere un country chic in una villa super elegante. L’impresa era far capire a loro che si poteva prendere un’altra strada.
Ti ricordi di una richiesta “insolita” o difficile da realizzare? Ce la racconti?
Mi è capitato che il padre della sposa mi richiedesse un intrattenimento e un’atmosfera particolari perché voleva sorprendere gli sposi. Il tema era il country chic e, prima dell’aperitivo, noi abbiamo allestito all’ingresso della location, una specie di fiera paesana.
C’erano 150 ombrellini appesi agli alberi, le bancarelline del cocomero, della limonata fresca, delle granite… c’era un teatrino di artisti di strada che interpretavano le canzoni di Capossela (un artista molto caro agli sposi), vari tipi di intrattenimento e, essendo un matrimonio country chic, c’erano anche tante balle di paglia, bancali e coperte di cotone sopra le balle.
Insomma, eravamo riusciti a creare un’atmosfera molto divertente. Il colpo di scena avveniva all’arrivo degli sposi che, senza saperlo, venivano accolti da una marching band che li accompagnava, suonando all’impazzata, sotto il viale su cui erano sospesi gli ombrellini, fino all’aperitivo.
Dopo questo inizio decisamente fuori dagli schemi, si entrava in uno schema un po’ più classico, anche se in seguito le sorprese non sono mancate.
Quali sono le tendenze degli ultimi anni in fatto di allestimenti? Cosa richiedono maggiormente i vostri clienti?
Premetto che non sono un grande amante delle mode, ma davanti a una richiesta specifica mi adeguo.
Mi piace caratterizzare l’evento; le mode e le tendenze mi piace reinterpretarle.
Da qualche anno vanno molto Il country chic, lo shabby chic e il provenzale, quindi ci capita spesso di avere richieste di eventi con quello stile.
La nostra caratteristica è di prendere gli elementi tipici di queste mode e di farli propri, di personalizzarli e renderli più particolari.
Sul tuo sito c’è la sezione Bon Ton Blog, come mai hai scelto questo nome? Oggi più di ieri c’è bisogno di lezioni di Bon Ton?
Il Bon Ton blog è nato pensando agli invitati. Negli anni mi è capitato spesso di incontrare, a matrimoni che organizzavo, persone che non avevano capito cosa andavano a fare. Non davano nessuna importanza alla forma e io sono dell’idea che la forma sia sostanza. Quando mi sento dire “io al matrimonio mi vesto come mi sento”, io scuoto la testa, perché è una strada pericolosa.
Quando mi è possibile mi piace dare consigli sul dress code, o far capire che esiste un dress code, un look da adottare, che sia un look integrale o un semplice accessorio da indossare.
Così facendo do un messaggio preciso agli invitati, in un certo senso li aiuto.
Poi, non è solo una questione di look; di bon ton c’è bisogno. Faccio un esempio, durante la celebrazione in chiesa, al momento del sì, senti suonare i cellulari. Secondo me, è una cosa tremenda.
Significa che non hai capito l’importanza di quel momento o di quel momento ti importa relativamente. In ogni caso, se non vuoi silenziare il telefono, puoi tranquillamente uscire; possibilmente non fermandoti a parlare all’ingresso della chiesa perché ti sentiamo.
Qual è l’elemento fondamentale che non può mancare per la buona riuscita di un evento?
Un ingrediente solo non credo si possa individuare, ce n’è una serie. Intanto comincio dal non snaturarsi, non trasformarsi quel giorno in qualcosa che non si è. Parlo degli sposi, dell’atmosfera che creano intorno a sé e al tipo di evento che organizzano.
Quando ti snaturi i risultati non sono belli: sposi che quel giorno indossano tacchi vertiginosi o coroncine principesche… sono cose che non mi piacciono.
Come si fa a consigliare una futura sposa senza creare un conflitto?
È una cosa delicata, perché il conflitto rischia di estendersi anche alla mamma e alla suocera. Si prende da parte la sposa, le si parla con calma, cercando di farle capire che la coroncina, magari la po’ togliere senza che le manchi qualcosa; che anziché aggiungere, forse è meglio sottrarre.
Dipende dall’età degli sposi? O per seguire le mode?
Io credo dipenda molto dalle mode e dall’influenza dei media. Si tende sempre a fare troppo. Nonostante io organizzi matrimoni a tema, quindi mi piace fare cose spettacolari, ho sempre ben presente il limite da non superare. Perché è vero che è una grande messa in scena, ma è pur sempre un matrimonio. Il buon gusto e la consapevolezza di ciò che si fa sono importanti.
È più difficile organizzare matrimoni con tante persone o anche un evento piccolo può avere problematiche?
Ogni evento ha le sue difficoltà. Dipende molto dal tipo di evento che vuoi mettere in piedi, da come si sviluppa, dalla location, dall’obiettivo che si pongono gli sposi o i festeggiati. Quest’estate ho organizzato una festa di compleanno per un signore straniero che compiva 60 anni. Ti posso assicurare che l’organizzazione è stata molto più faticosa di quella di molti eventi apparentemente più impegnativi.
In questo caso si trattava di circa 60 persone e avevo uno staff più numeroso degli ospiti.
Coordinare le esigenze di tutti è complesso, ci vuole molta attenzione e molto rispetto per le professionalità che chiami a collaborare con te.
Ognuno ha i suoi tempi, le sue idee, le sue esigenze e far suonare in modo armonioso questa grande orchestra non è così semplice.
Il nome FeStile da dove nasce? È un acronimo?
Possiamo definirlo un acronimo. Quando cercavo un nome per la mia attività, organizzai un sondaggio sulla mia pagina Facebook, chiedendo agli amici cosa ne pensassero di alcuni nomi che mi piacevano. Me li hanno bocciati tutti.
Mi piaceva qualcosa che richiamasse l’idea della festa; una festa che avesse un carattere, uno stile ben preciso. Mi piaceva anche che avesse echi latineggianti, quindi nacque quasi per caso, FeStile.
Quanto la tua attività è facilitata dalla pubblicità sui social network? Ti piacciono?
Non sono estremamente tecnologico, i social network li usavo soprattutto per divertimento, per svago. Poi mi è stato fatto capire che per la mia attività erano molto importanti perché ti permettevano di avere una visibilità non indifferente.
Io ho fatto anche tanto fiere dedicate agli sposi e la difficoltà che avevo in fiera era di far capire a una persona che passava dal tuo stand magari per 10 secondi, cosa ti differenziava dagli altri.
Invece un social network come Facebook o Instagram, ti permette con uno scatto, di avere grande visibilità e di essere più conosciuto grazie alla forza dell’immagine. Quindi mi sono dovuto adeguare: mi è stato detto più volte di essere poco social, in questi mesi mi sono dato da fare per esserlo di più. Ho prestato molta più attenzione ai contenuti che postavo e al tipo d’immagine.
Ogni immagine comunica molto, cattura l’attenzione e chi la vede ti contatta. Ti chiede informazioni: a proposito dl matrimonio con gli ombrellini sospesi, molti mi chiedevano se fosse un’istallazione di arte contemporanea.
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